ripensamenti notturni

     

    Vorrei dire che non sono un architetto industriale. Sono come mio padre, che era un architetto artigiano. A casa nostra, dove lavorava, aveva una stanza e passava la notte cancellando gli errori. A quel tempo o cancellavi gli errori o dovevi rifare il disegno. Mia madre lo aiutava e anche lei passava le notti a cancellare. Ricordo che da bambino vedevo questi due poveracci con una lampada che cancellavano disegni. Eppure lui pensava che un disegno dove puoi vedere le tracce di ciò che è stato cancellato rende meglio l’idea della storia del lavoro, del pensiero che ci sta dietro.

    Ettore Sottsass


    231 thoughts on “ripensamenti notturni

    1. mi piace molto l’idea di essere un artigiano, uno che lavora con la materia, con fatica e dedizione, senza pretese ma con l’orgoglio di fare bene, senza “ismi” o “star”, anche anonimamente.
      Poi, l’idea che le idee, col loro turbinare e mutare, lascino il segno è bellissimo, col digitale è praticamente impossibile, magari si tratta di trovre altre strategie e metodi rappresentativi.

      1. si dovrebbero conciliare entrambe le cose,
        ormai l’avvento della tecnologia sta astraendo troppo da quello che è il risultato finale…fino ad arrivare a volte all’illusione di realizzare qualcosa di tecnicamente ancora irrisolto.

      2. Caro Rem, non vedo altra possibilità seria all’essere artigiani. Si può esserlo anche con Sktcp, disegnando il serramento di ferro, con il fermavetro, il vetro, le viti: incastrare il serramentista o il fabbro con idee compiute.

        1. caro andreoide, mi piacerebbe che il digitale accogliesse invece i tentennamenti del disegno a mano, che raccontasse attraverso una timeline l’evoluzione delle idee, che lasciasse spazio all’indeterminato, un po’ il contrario del superdettagliatissimo modello a cui ti riferisci nel commento.

          1. credo che essere architetto-artigiano oggi sia mettere da parte (purtroppo) atteggiamenti e lentezze tipiche di altre epoche ma allo stesso tempo rifiutare la filosofia del copia incolla. Un progetto ben ponderato lo si vede anche se disegnato col cad.

            1. c’è un bel libro di Sennett dal titolo L’uomo artigiano che non ho mai finito di leggere, mi sa che devo riprenderlo in mano…

          2. Il disegno, la prospettiva in sktchp, per quanto dettagliata, lascia sempre degli spazi vuoti, degli adattamenti, degli spessori, delle incertezze, difformità, adattamenti, che l’artigiano (quello che realizzerà l’oggetto) sarà costretto a interpretare o riempire. Nel digitale di tentennamenti ce ne sono anche troppi solo che non si vedono; neanche il fabbro li vede finchè non realizza l’oggetto. Per dire che sto sperimentando meno delusioni, o delusioni minori, da quando disegno un mobile o la carpenteria con sktchp.

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    Ricevi un avviso se ci sono nuovi commenti. Oppure iscriviti senza commentare.