Mi sono imbattuto in questo breve, ma interessante, articolo che si intitola Getting lost in buildings: Architecture can bias your cognitive map. Ci sono alcune cose abbastanza scontate, tipo che la capacità di orientarsi nello spazio dipende molto dalla capacità innata o acquisita, di costruirsi delle mappe cognitive degli ambienti attraverso la memorizzazione di riferimenti, percorsi e guide, ma dice una cosa interessante e cioè che la capacità che hanno gli architetti di controllare lo spazio tridimensionale nella loro mente può essere d’ostacolo per chi invece non ne è provvisto. Nel senso che gli architetti spesso si basano sul modo in cui loro stessi si muoverebbero nello spazio senza tener conto delle reali capacità di chi poi effettivamente dovrà usare quegli spazi.
Nell’articolo si fa riferimento alla biblioteca di Seattle, un vero incubo per gli utenti, per i quali l’assenza di elementi di riconoscibilit tra i diversi piani, rende l’edificio un vero labirinto. Nel video la specialista fa riferimento, in particolare, ai problemi di orientamento all’interno degli ospedali. Ecco, forse dovrebbe provare a visitare l’ospedale di Chieti, l’edificio più assurdamente ingarbugliato che conosca, un vero e proprio rebus 3d. Vi assicuro che andrebbe studiato non da uno specialista di mappe cognitive ma da un ricercatore dell’impossibile alla Giacobbo. Questo, è l’unico edificio nell’universo in cui salendo di un piano ci si ritrova a un livello inferiore, provare per credere. Se avete la sventura di entrarci, potrete incontrare grigi vecchietti che vagano da anni alla ricerca del laboratorio analisi. Dicono che la notte si fermano a dormire sulle lettighe vuote o nei letti ancora liberi, per poi, al mattino, rimettersi a camminare per i corridoi con le impegnative in mano.
Quanto hai ragione su Chieti… ci sono stato ricoverato di recente per un incidente, e quando vedevo che salendo i numeri dei piani diminuivano, pensavo di avere ancora i postumi della botta in testa! :D
PS e sono architetto…
Ma chi è il progettista, Maurits Cornelis Escher?
ma magari!!!
vogliamo parlare dell’ospedale di San Giovanni Rotondo?Lì non si riesce a capire nemmeno da che parte si entra…
il trucco è sempre lo stesso: seguire le ambulanze.
l’importante è capire da dove si esce…
si ma…l”architetto” che progettò s.giovanni…era di pescara….e mi sa che non era manco laureato…però si diceva che era dio che gli guidava la mano.
Del resto si sà; dio è ingegnere…:D
OMG quant’è vero, l’ospedale di Chieti è un Escher uscito male, da notare anche gli esterni: collinette con scale posizionate in punti inutili e scorciatoie sterrate… li ho anche visto vecchietti fare free climbing per guadagnare 100 metri di tragitto.
:-)