Si zittirono. Anche se mentalmente, all’unisono, neppure fossero in contatto telepatico, i due poliziotti continuavano a canticchiare “e qui comando io, e questa è casa mia, ogni dì voglio sapere chi viene e chi va”. Era una bella ragazza da giovane la Gigliola, così se la ricordava nella sua memoria in bianco e nero Ferraro, fresca, pudica e maliziosa assieme, o forse era un ricordo falsato dalle prime avvisaglie di quelle pulsioni sessuali che mai e poi mai un bambino tanto innocente e caruccio come Michelino poteva avere, a detta della madre tanto amata e tanto vergognosa. Aveva quel vestitino con la minigonna e le gambe scoperte, con chi era in tivù, con Corrado? O era quello del Quartetto Cetra? Oddio, ma sono morti tutti o ce n’è ancora uno vivo? Poi di lei non ho saputo più nulla, l’ho rivista a colori, adulta, laureata in architettura. Cani e porci si laureano in architettura, ci sono più architetti che partiti politici in parlamento, la terra è in attesa di zappe, le braccia non mancherebbero.
Gianni Biondillo, I materiali del killer, Guanda, Parma 2011, pp. 64-65.
che poi, in realtà, Ferraro si ricorda male, la Cinquetti non si è mai laureata in architettura.
Per scoprirlo, oltre la voce di Wikipedia, ho visto il sito dei fan, bellissimo, puro vintage web.
posso ritenermi compresa tra i porci? preferirei rispetto ai cani…
è che il Ferraro è un tipo un po’ greve, qui parla con la voce delle frasi fatte…
E comunqe, nel libro sono citati anche Leon Battista Alberti e Franco Albini