Mentre i nostri monumenti possono indurre soggezione, generalmente, l’architettura è qualcosa che dev’essere occupata e adottata, non deve tenere a distanza o generare perplessità.
Gli edifici moderni da ammirare sono quelli in cui le potenzialità fisiche, materiali e spaziali dell’architettura sono state coerentemente organizzate, lasciandoci con una serena convinzione che il modo in cui l’edificio appare, e l’esperienza di esserci dentro, non solo ci rassicura attraverso la sua autenticità fisica, ma ci ispira a considerare cosa potrebbe essere il nostro ambiente costruito.
Il processo della composizione architettonica deve considerare come la società si aspetta che l’architettura appaia. Mentre il nostro compito non è semplicemente quello di soddisfare tali aspettative, queste ultime devono influenzare il nostro approccio. L’architettura deve ricercare l’innovazione a livello sia formale che tecnologico. Ma se dobbiamo cercare nuove possibilità e idee, dobbiamo altresì essere sospettosi dell’innovazione fine a se stessa. Questo non preclude le radicali eccezioni di cui abbiamo bisogno come provocazioni.
Dobbiamo considerare l’innovazione all’interno dei limiti autoimposti della comprensione e del significato. La creazione della forma che non ha spiegazione al di là del suo stesso desiderio di essere innovativa deve essere valutata rispetto ai limiti immaginati dei predecessori.
La ricerca di una forma spettacolare erode l’idea di normalità. Desideriamo che il nostro ambiente, i nostri edifici e gli spazi aspirino al proprio senso di natura, spazi ed edifici che rispondano e descrivano una posizione individuale all’interno della società civile.
Il rifiuto di tali ambizioni, basato sul fatto che i modelli sociali, l’autorità politica e le strutture commerciali siano cambiate e che la nostra nuova situazione abbia bisogno di nuove forme e nuovi tipi di spazi, provoca alla fine l’erosione della struttura urbana e una dispersione incontrollata.
David Chipperfield, Form Matters
via architecture my ninja please
Image: © Fondazione di Venezia, Foto ORCH/orsenigo_chemollo
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© David Chipperfield Architects.
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in più sarebbe da visitare la mostra presso gli Arsenali Medicei di Pisa (altre info 25 anni dello studio David Chipperfield Architects in mostra agli Arsenali Medicei di Pisa in Abitare.it)
sono contenta che si parli ancora di buona architettura.
articoli come quello sulla colonna desman, mi toglievano tutto l’entusiasmo in un mondo già difficile, per noi poveri AST!!
ieri sera, invece, il post su Carlo Scarpa mi ha dato una marcia in più, e ho lavorato con tutto un’altro sentimento…e su carta solida…
stasera, sensibile citazione di chipperfield… bravi! grazie!
cara ester, pensavo che questo post passasse inosservato, schiacciato da temi più di successo come l’architettura feticista e la sfiga dell’essere architetti.
Mi ha fatto piacere ricevere il tuo commento.
mi sento un po’ in colpa per alcune derive cazzone del blog. Il post dell’americana che si sbaciucchia la tour eiffel è veramente da rotocalco rosa di terza categoria.
Ma come vedi sto cercando di farmi perdonare.
;-)
hai capito malissimo, la deriva cazzona è fondamentale chè di tritaballe seriosi ce n’è fin troppi nella vita.
concordo! non vorrei mai che ci prendessimo troppo sul serio…!
proprio noi che rappresentiamo la categoria più derisa e sfottuta del mondo!
la “deriva cazzona” è fondamentale per la nostra sopravvivenza.
il fatto è che dopo Scarpa e chipperfield mi ero caricata e volevo proprio ringraziarvi!!
“Mentre i nostri monumenti possono indurre soggezione, generalmente, l’architettura è qualcosa che dev’essere occupata e adottata, non deve tenere a distanza o generare perplessità.”
Vallo a dire alla Hadid!