Marco ci aspetta sul limite della rotonda con la sua fedele bici personalizzata. Con lui andiamo a trovare Antonio, un suo amico che ha creato, insieme ad altri appassionati, un laboratorio artigianale aperto a tutti. Il laboratorio si trova in una specie di rimessa a cui si accede attraverso un cortile comune. Lo spazio urbano in questa zona si frammenta e sembra mescolare pezzi di edilizia popolare con brani superstiti di case unifamiliari suburbane con vaghi ricordi di un tempo in cui qui era ancora campagna.
La struttura è un po’ nascosta, dentro troviamo un biliardino, un grande tavolo di lavoro pieno di vetri colorati e alle pareti attrezzi usati un tempo per lavori e gesti ormai dimenticati. L’ambiente è accogliente e Antonio, com’è d’obbligo per chi come lui ha origini campane, ci offre subito un ottimo caffè fatto con una caffettiera di un tipo mai visto. Sono tante le cose che ci incuriosiscono a partire da uno strano burattino, fatto assemblando pezzi e rimasugli di vecchi mobili, che siede con noi e sembra partecipare interessato alla nostra chiacchierata. Parliamo di antichi mestieri, memorie che in pochi ormai sanno tramandare, di come cambiare il modo di usare gli oggetti rispettandone il valore sia materiale sia affettivo, di come sia importante avere un luogo in cui il “saper fare” è figlio di un “saper vivere” in mezzo agli uomini.
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Come nasce l’idea della Bottega dei mestieri?
Il progetto è nato dal desiderio e l’urgenza di lavorare sul recupero degli antichi mestieri, un modo per non perdere le tracce del passato e salvare tutto ciò che gli artigiani hanno conservato per centinaia e centinaia di anni. È un patrimonio, fatto di tecniche, ricette e procedimenti, che rischia di estinguersi e per questo dev’essere salvaguardato. L’idea, che avevamo con altri amici già da tempo, si è concretizzata quando abbiamo avuto a disposizione questo locale, è stata la spinta che ci ha portato a fare qualcosa di concreto. Prima era tutta teoria, mancava la pratica, ma soprattutto mancava il posto in cui potersi riunire, dove poter conservare gli attrezzi, dove poter praticare. Perché questo, è un luogo in cui usare le mani, mettere in pratica e verificare le tecniche.
Quando avete iniziato?
All’incirca due anni e mezzo fa è nata l’associazione, però parlavamo di queste idee già da 5-6 anni. Poi, tramite amici, abbiamo incontrato la proprietaria di questo locale che, in cambio di una piccola manutenzione, un po’ di pulizia del cortile, una potatura delle piante e un’imbiancatura, ci ha dato la possibilità di usare lo spazio gratuitamente. Inoltre, la signora è un’appassionata di piccolo artigianato e ci segue in tutte le nostre iniziative.
Quali sono le attività che svolgete nel laboratorio?
Principalmente ci siamo occupati di tutto ciò che ha a che fare col legno. Questo un po’ è stato dettato dal fatto che è il settore in cui abbiamo più esperienza e quindi è andato avanti più speditamente rispetto ad altri progetti. L’idea è che se qualcuno ha l’esigenza di fare piccole riparazioni a vecchi mobili oppure vuole realizzare un’idea personale ma non ha dimestichezza con materiali e strumenti può venire qui e trovare lo spazio, gli strumenti e la nostra guida. Ci tengo a precisare che non si tratta di formazione professionale, non rilasciamo diplomi e non ci vogliamo sostituire agli artigiani. Il risultato è tangibile, è quello che riesci a realizzare con le tue mani e le tue idee semplicemente col nostro aiuto.
È una specie di laboratorio aperto?
Noi amiamo definirlo un laboratorio artistico polivalente dove qualsiasi attività riguardante la manualità può essere messa in pratica. È uno spazio a disposizione di tutti, dalle casalinghe ai bambini, dagli aspiranti artisti agli artisti affermati. Ogni persona che desidera realizzare un progetto può venire da noi, parlarne e… metterlo in pratica.
Oltre alla lavorazione del legno di cosa vi occupate?
Collaboriamo con vari esperti del settore, dall’esperto in tappezzeria allo specialista in pirografia o in liuteria. Per invogliare la gente a partecipare abbiamo organizzato delle “merende artigiane”, incontri in cui oltre a imparare semplici tecniche con esperti artigiani, come realizzare un flauto o impagliare una sedia con la paglia di Vienna, offrivamo da mangiare e da bere. È un modo per invitare la gente a usare le proprie mani, per far capire che rimettere in sesto una sedia un po’ scollata, riparare l’anta di un mobile o mettere a nuovo una vecchia cornice non è così difficile. Comunque, non manca nemmeno l’aspetto ludico: organizzando tornei di calcio balilla, partite a scacchi e a carte… Per i soci è a disposizione una piccola libreria e un salottino per la lettura o per semplici chiacchierate!
Io sono un candidato perfetto per i vostri incontri, tutte le sedie di casa sono cigolanti, ogni volta che mi siedo cade una vite…
Basta mettere dei piccoli tacchetti di legno, se porti le sedie ti faccio vedere…
Rancitelli, il quartiere in cui vi trovate, è noto per essere problematico, come vi relazionate con i vostri vicini, avete mai provato a estendere la vostra rete di socializzazione anche al resto del quartiere?
Non abbiamo particolari contatti con il vicinato, anche se devo dire che qui si sta bene e non abbiamo mai avuto problemi di nessun tipo. Quando abbiamo fatto delle iniziative, abbiamo messo in giro dei volantini, però non è mai venuto nessuno. In genere ci pubblicizziamo attraverso opuscoli che lasciamo in alcune ferramenta dove vanno gli artigiani o tutte quelle persone che hanno bisogno di materiali per piccole riparazioni, e attraverso la rete, facebook e altri social network.
Nella vita di cosa ti occupi?
Mi occupo di fotografia, non a livello artistico. Scatto fotografie, soprattutto nelle località turistiche.
Scusa, perché non hai pensato di fare qui anche qualcosa legato alla fotografia piuttosto che al legno?
Perché lavorare è una forma di “prostituzione”, questa è una cosa diversa, la faccio perché mi piace ma so che non riuscirei a vivere di questo. E, comunque, riesco a occuparmi dell’associazione grazie all’aiuto di altre persone con cui condivido questa passione, non sono solo.
Prima di aprire il laboratorio che esperienze hai fatto?
Per molti anni mi sono occupato di decorazioni, dorature e mi divertivo a rimettere a posto vecchi oggetti che erano veramente messi male. Poi, un giorno, il mio amico Paolone, una di quelle persone che con le sue mille idee, ha indirettamente stimolato la realizzazione di questo posto, mi ha portato in un posto magico, dove ho avuto l’incontro della mia vita: ancora non lo sapevo, ma mi trovavo davanti al mio Maestro. Ma questa è una storia che preferisco tenere per me…
Dopo non hai continuato il lavoro della bottega?
No, ho famiglia, tre figli… ci ho pensato ma mi sono reso conto che non era possibile, questo lavoro non dà la possibilità di viverci. Fossi stato solo, lo avrei fatto.
È il destino degli artigiani?
Temo proprio di sì, ma parliamo del piccolo artigiano con 12000 euro di fatturato l’anno. Purtroppo, se devo restaurare una sedia, devo chiedere 200 euro, con quella cifra oggi all’Ikea te ne compri quattro di sedie nuove… Siamo nella fase in cui se un oggetto si rompe si butta, non c’è modo di ripararlo, tutto è diventato “usa e getta”.
A questo proposito, avete un progetto in cantiere?
Si, il progetto si chiama Ri….fiutando, si basa sul recupero di oggetti gettati via. Abbiamo raccolto già moltissime cose, cornici, sedie, mobili in legno che stiamo trattando con l’antitarlo. Con l’aiuto di chi è interessato, cercheremo di recuperare queste cose altrimenti destinate ad aumentare il volume delle nostre discariche. Vogliamo recuperarle sia nel senso classico, quindi se una sedia era una sedia rimetterla a posto perché svolga la sua funzione, sia trasformarle in qualcosa di completamente diverso. È un progetto molto ampio che racchiude diverse discipline artistiche: spazia tra pirografia e tecniche d’invecchiamento di vernici e metalli, tappezzeria e falegnameria domestica, découpage, collage e decorazioni. Credo che questo progetto andrà avanti per diversi mesi, non è un corso in cui c’è un giorno di partenza e uno di chiusura, ci sono già lavori in corso e ci si può aggiungere al gruppo in qualsiasi momento.
Questi oggetti che fine faranno?
Dipende, se uno porta una cosa sua, l’aggiusta o la trasforma, poi o se la riporta a casa oppure la lascia all’associazione che così si autofinanzia. Voglio precisare che non abbiamo alcun tipo di finanziamento esterno, ma nemmeno lo cerchiamo, facciamo tutto con le nostre sole forze.
In quanti siete a collaborare a questo progetto?
Stabili, siamo in quattro: io, la signora Grazia, una professoressa di lingue in pensione che si diverte molto ad aggiustare piccoli oggetti che ha in casa; Francesca, specializzata in impagliature e pirografia (fa disegni che definirei allucinogeni sulle sue mille scatole magiche); Said il Marocchino, che ci riscalda con i suoi fantastici tè alla menta e poi Simone, una vecchia amicizia, una fonte inesauribile di pazienza. Inoltre, la bottega è frequentata dai tanti visitatori occasionali che per brevi periodi decidono di usare le mani! La frequenza non è mai costante, dipende dagli impegni lavorativi di ognuno.
Mi sembra di capire che uno dei motivi per cui ti spendi tanto per salvaguardare il lavoro artigianale è che dia una formazione che va al di là dell’aspetto tecnico e coinvolge altri aspetti fondamentali della persona. Cosa ti ha insegnato, dal punto di vista umano e caratteriale, il lavoro in bottega?
Sicuramente mi ha insegnato la pazienza e l’umiltà. La manualità l’ho avuta da sempre, fin da bambino, ed è legata a una tradizione del mio paese, Fontanarosa in provincia di Avellino. Ogni anno, il 14 agosto, durante la festa della Madonna della Misericordia, è portato in processione il “carro”, una specie di obelisco alto quasi trenta metri, realizzato in legno e rivestito di paglia intrecciata. La sua origine deriva dalla tradizione dei carri barocchi seicenteschi importata nel nostro paese da due fratelli napoletani. Se la vedi dall’interno, ha una struttura di legno e funi a dir poco allucinante…
Da bambino, impazzivo a vederla: ci andavo con mio nonno che lavorava alla sua manutenzione e costruzione insieme a tutti gli artigiani del paese. Quando andavo a vedere questi preparativi, impazzivo, passavo lì tutta la giornata, mia madre doveva venire a riprendermi la sera… mi dimenticavo anche di mangiare e, a volte, addirittura ci dormivo dentro insieme agli amici.
Terminata la processione dov’è conservato?
C’è la casa del carro, dove poi è smontato. La costruzione inizia a fine luglio, e dura fino al 10 di agosto, poi il 14 si trasporta per le strade del paese su di un carro agricolo trainato da sei buoi. Il tragitto è di mezzo chilometro e, per tenerlo in equilibrio, viene tenuto da 42 funi e tutti i cittadini si danno da fare nel trasporto. Una volta che raggiunge la sua destinazione, rimane in esposizione un’altra settimana, al termine della quale, è smontato pezzo dopo pezzo. Alcuni pezzi sono visionabili all’interno del museo cittadino. Comunque, non sono riuscito mai a far capire a nessuno di cosa si tratta, è una cosa da vedere con i propri occhi per capire l’”immensità” di questo capolavoro.
Credo che siano state proprio le giornate estive passate a curiosare intorno al “carro” che mi hanno spinto a voler lavorare sulla conservazione e il restauro delle cose. Pensa che quest’anno, dopo dieci anni che mancavo, sono tornato a vedere il “carro” e mi piangeva il cuore a vederlo malridotto e poco curato. Ora la manutenzione è affidata al comune che, non avendo soldi, non se ne cura più di tanto. Allora, ho in mente di proporre al sindaco di andare lì, magari con un gruppo di tre o quattro persone, per tutto il mese di luglio e fare la manutenzione semplice, tutto gratis: chiederò l’autorizzazione per poter mettere dei chiodini e un po’ di colla…ho notato che in molti casi basta un intervento semplicissimo ….non c’è bisogno della soprintendenza dei beni culturali.
Tuo nonno era artigiano?
Era calzolaio, è emigrato in Venezuela, a Caracas, subito dopo la guerra. Ancora oggi mi diverto a guardare le sue vecchie foto della bottega di Caracas e conservo tutti i suoi attrezzi. Lui era tra i promotori della manutenzione del carro. Negli ultimi anni della sua vita è diventato cieco, ma non riusciva proprio a smettere di andare ad aiutare. Così, per evitare che combinasse guai o si facesse male, gli davano delle mansioni particolari, come ascoltare durante il tragitto gli scricchiolii sinistri delle travi portanti. Ho ancora impresso negli occhi l’immagine di lui con una mano sulla grande ruota che girava, gli camminava di fianco, quasi a volerlo rassicurare…..
Era pericoloso?
Come abitare sotto il Vesuvio, chi ci abita non ha paura.
Quando hai bisogno di ricrearti, di cercare ispirazione, cosa fai?
Cammino, vado in bici, giro senza meta. A volte vado a mare, sugli scogli nel punto più lontano dalla città, dove non si sentono le macchine. Soffro molto l’inquinamento acustico, quindi cerco posti dove non si sentono rumori. L’estate amo mettermi a galleggiare a pelo d’acqua, a pancia in su, con le orecchie sott’acqua, così sento gli scricchiolii del cervello, mi aiuta a pensare…quando tutto ciò non funziona… prendo una bottiglia di vino!
Per capire un po’ i tuoi gusti, c’è qualche sito che ti piace vedere spesso?
Su internet cerco soprattutto informazioni, notizie, musica, però non ho dei siti di riferimento.
Riviste?
Niente.
Un libro che ti è piaciuto?
Ultimamente ho trovato un libro al mercatino dell’usato che mi è piaciuto, si intitola L’immorale testamento di mio zio Gustavo di Tom Antongini. Il libro sta qui, se qualcuno è interessato, glielo presto.
Tv?
Ho una televisione piccolissima in cui i bambini vedono i cartoni animati, ma fosse per me, non la terrei nemmeno in casa.
Cinema?
Mi piacciono i film vecchi, non vedo quelli nuovi, uno dei miei preferiti è La strategia della lumaca, un film italo-colombiano.
La città in cui vivresti?
Sicuramente Napoli.
Musica?
In generale ascolto molta musica italiana, tra i miei preferiti i Le loop Garou e Vinicio Capossela.
C’è una qualità che ti manca e che vorresti avere?
Mi sento molto poco “artista”, devo sempre dare un senso pratico a quello che faccio.
Come ti piacerebbe che la Bottega dei mestieri si evolvesse nel futuro?
Innanzitutto, vorrei spostarmi da qui per ampliare il campo d’azione, vorrei aggiungere alle attività un aspetto agricolo. Mi piacerebbe un piccolo orto per avere la terra come materiale da lavorare e sperimentare insieme agli altri finora sperimentati.
E, invece, una preoccupazione?
In questo periodo non ho grandi preoccupazioni. Del resto, faccio già il possibile, preoccuparmi impedirebbe di portare a termine quel poco che cerco di fare. Una certa spensieratezza aiuta sempre.
Ci fai il nome di persone che reputi interessanti da conoscere?
Ti proporrei una signora, Giusi Di Crescenzo, che ha lavorato come antichista per anni e ha assistito a importanti passaggi generazionali, una persona molto interessante sotto diversi punti di vista; poi vi consiglio di andare a trovare il Gruppo Reset, Sergio, Francesca, Carlo, Stefano, vivono e lavorano nei pressi di Loreto Aprutino e si occupano di arte e artigianato.
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Indirizzo: Via sacco, 42/44, 65100 Pescara, Italy
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Le foto sono di Pippo Marino
Mastr’Andonie!!!
miccetta, ma li conosci proprio tutti!!!
……Mastr’Andrea…. non lo sa….ma sto mettendo su una banda ….per rapirlo…e incatenarlo al tavolo del laboratorio!
sono dei vostri, però come mia parte del riscatto voglio dal miccetta una delle sue sculture in legno o, in alternativa, una dozzina di disegni.
uhh che bello…se solo fosse esistito qualche anno fa, forse avrei potuto coronare il sogno di darmi alla liuteria…con un posto cosi non puoi che godere dell’arte del legno…complimentoni per l’iniziativa e per l’intervista
innanzitutto ..i miei…complimenti…a coloro che hanno realizzato l’intervista….!!!!!!!! belle foto…….! complimenti alla bottega……un interessante punto d’incontro……credo anche per un buon..thè…..!!!!!!!!! credo che nella vita..realizzare qualcosa di bello…e particolare ..come la bottega…non bisogna per forza essere artisti…anche se…….!!!!a volte conta il talento….in questo caso..qualcuno ha le mani d’oro…..!!!!!!!!!!!!
grazie, grazie, troppo buona.
oltre a ringraziare tutti…….volevo farvi sapere che ……la chiacchierata ….è stata di buon ‘auspicio….considerando che……tra i desideri per il futuro a riguardo della bottega ….avevo citato un aspetto agricolo……..è bene si….dopo pochi giorni dal nostro incontro…….ci è stato proposto di fare un orto….proprio qui dietro al nostro laboratorio…..e visto il carico di entusiasmo….siamo subito partiti……..con un orto sperimentale …..siamo gia in quattro a lavorare……aspettiamo altre conferme…….
….a presto…..saluti e baci dalla Bottega!