Ogni volta che vedo progetti di interior design che sembrano rendering, interni in cui anche la polvere è coordinata, spazi che sembrano il risultato di menti malate per il controllo assoluto (che poi, nella mia modesta visione, sono espressione della paura del caos e dell’iincapacità che abbiamo di governarlo) mi viene l’orticaria.
Poi penso alle case che mi piacciono, quelle in cui vorrei tornare e ritornare, che, se viste con occhio critico, sono sbagliate, sconclusionate e a volte invivibili.
Quello che segue è l’esempio di una di queste case, dove ogni oggetto è il frammento di una storia unica e personale, come quella legata al rapporto tra padre e figlio raccontata da un corno appeso in cucina.
Quando sono in cucina, spesso ricordo un momento con mio padre che ebbe luogo quando avevo otto anni. Per anni, mio padre e io andavamo al grande armadio e provavamo a turno parti della sua uniforme della prima guerra mondiale. Notavo sempre una valigia di pelle malandata in fondo all’armadio ma rimanevo in silenzio perché sentivo che intorno a quella valigia c’era un tabù. Quella volta mio padre notò il mio sguardo e tirò giù la valigia, la aprì, e tirò fuori un corno, lo accostò alle labbra, pigiò i pistoni, e senza suonarlo, lo rimise nella valigia e la ripose via. Anni dopo mia madre mi spiegò che era solito suonare il corno con i suoi fratelli, Sam il violinista, Joseph il percussionista e George con un altro strumento. Quando George morì prima che io nascessi, mio padre non ebbe più il cuore di suonare. Diversi anni fa mi è capitato di avere il corno nel mio studio, e quando Wynton Marsalis venne a vedere la proiezione del film che avevamo fatto su di lui, ho riesumato il corno per raccontargli la storia. Immediatamente l’ha portato alle labbra, pigiato i pistoni e ha suonato per 5-10 minuti. E ora il corno, rivitalizzato dal grande Marsalis, risplende dalla parete della cucina.
Albert Maysles intervistato da Kim Hastreiter, The Selby and the PAPERMAG Present: At Home with Albert Maysles
via TheSelby
temo che quando avrò raggiunto l’età del proprietario la mia casa avrà raggiunto lo stesso livello di entropia.
è il dazio da pagare alla creatività?
o una scusa dei creativoni per vivere nel casino e dare valenza esistenziale al loro disordine interiore (e esteriore)?
no more creativism in my house
non c’è niente da fare con te, signora “swiffer della poesia”.
: – P P P P P P P
entropism is the new modernism
creativism is the new modernism
guarda che su fb mi sto cimentando in daily haiku…altro che poesia, pfui!
ele ti ricordo che tua madre tiene nel suo wundergarten cartelli con scritto “vietato il pascolo”, manichini anni ’70 in decomposizione, tepee indiani e teste in ceramica.
alla genetica non si sfugge, darling.
un giorno o l’altro dobbiamo venire a vedere la casa della nonna, ne uscirebbe un servizio “allaSelby” coi fiocchi.
nonnism is the n.m.
ti dico solo che dorme in un letto a barchetta leopardato…
nonna ines is the new modernism
non riesco proprio a immaginare un letto a barchetta leopardato, cioè ha remi e timone maculato?
no.
letto modello barchetta del ‘700 in ciliegio con trapunta e cuscino alla francese fantasia leopardo… tres chic.
ah ma ce ne sarebbero da raccontare sulla potente dinastia femminile di casa ele…. neanche la allende con la sua casa degli spiriti…
e la piccola viola porta avanti con orgoglio il buon nome della stirpe…fuseaux maculati sotto l’albero di natale.
assisto inerme.
di fronte alle fantasie animali non si può che soccombere, un giorno o l’altro ti vedremo con una montatura zebrata, già lo so
attualmente tartarugato…non manca molto
:-PP
: -PPPPP
tartarughism is the new modernism
che batte lo zebrato c’è solo il pattern giraffa (secondo me ingiustamente trascurato)
la hansi (mia nonna):
mai le calze, sempre tacco 12.
comunque se è per quello, la ines è bravissima a coordinare anche la polvere…anzi, direi che è una coOrdinatrice nata :-)
scusate, ero in incognito :-P
si, e pure la mummia di tut…
e le pareti verde pistacchio sono un ricordo di quando mangiava il gelato ai giardini
verde pistacchio+rosa fragola: il mio accostamento preferito
maledetti gelati di caprice!!!!
capricism is the new modernism
verde pistacchio bello carico, mica quello colore verde spento che ti propinano adesso le gelaterie glamour
sì sì, un bel “verde pistacchio virante al plutonio”, qualcosa che ti tinga di verde anche le pareti dell’intestino tenue.
verde pistacchio scoria radioattiva mi garba un bel po’, fa giusto il paio con il rosa Honeysuckle