C’era una volta Steven Guarnaccia, un illustratore newyorkese che rivisitava le fiabe per trasmettere l’architettura nel movimento moderno ai bambini. Prima è stata la volta di “Riccioli d’oro”, dedicato al design, e poi sono arrivati “I tre porcellini” a costruire le loro casette in un piccolo mondo disseminato di edifici e di arredo d’eccellenza.
Sotto sotto al Guarnaccia piaceva l’idea di spiegare ai bambini non solo le difficoltà della vita, ma anche da dove vengono gli oggetti e gli edifici di riferimento. E sotto sotto era così bella la possibilità di influenzare il gusto estetico dei piccoli e contemporaneamente compiacere i grandi piccoli architetti dei loro parenti.
I tre fratelli erano impersonati da Frank Gehry, Le Corbusier e Frank Lloyd Wright, nei panni del lupo c’era il cattivissimo Philippe Starck.
Anzichè paglia, legna e mattoni, le magioni erano in rottami (casa Gehry), in vetro (glass house, Philip Johnson) e in cemento armato (la casa sulla cascata, FL Wright).
Indovinate quale ha resistito agli attacchi del male? Quella famosa per aver avuto qualche piccolo problema strutturale da subito.
Circondati da oggetti di culto del design in una villa del genere, vissero felici e contenti. Ci crediamo sulla parola.
Il libro, “I tre porcellini” di Steven Guarnaccia, Edizioni Corraini
via 36pages. Foto interna via Design per bambini
ma è fantastico!!!!
….lo terrò ben lontano dai miei figli, n’si sa mmai che la maledizione famigliare attecchista nelle loro giovani menti… :-)
l’indice è divertente, me lo procuro per fare una ripassata veloce, e butto via il mai troppo amato de fusco…
ma perché scegliere Stark come cattivo? io avrei scelto uno Speer o cose così.
Per Biancaneve alla Hadid il ruolo della regina cattiva non glielo toglie nessuno.
ué, chi mi disturba mentre consulto lo specchio? vorrei specificare che io non ambisco al ruolo di regina cattiva. io sono la regina cattiva!
e comunque per il cattivo dei tre porcellini avrei visto bene anche il caro rem (l’originale, intendo).
Non so quanti neogenitori architetti italiani siano così perversi da trasmettere il verbo… potrebbe essere un libro da far avere ai figli dei non-architetti? l’indice con finalità didattica è per i loro genitori, no?
ele, dopo “il motto dell’anno”, hai fatto “la diagnosi dell’anno”: la maledizione familiare. Sempre più copywriter!