Caladium

    Uno dei più bei testi di architettura, o per lo meno di arredamento di interni, che mi sia capitato di leggere è A rebours di Huysmans. Volendo semplificare è una specie di imprescindibile abbecedario del giovane decadente, una catalogazione di piaceri sensuali e corrotti per grandi e piccini. Uno dei capitoli più belli è dedicato all’abitazione che il protagonista si fa costruire come buon ritiro. È citato anche un architetto che però si occupa delle cose burocratiche o tecniche e tutto il lavoro impegnativo e sofisticato dell’arredo è gestito dal nostro sifilitico eroe. È così interessante il racconto che merita uno studio adeguato. Per il momento condivido con tutti voi la descrizione delle piante che Des Esseintes sceglie per decorare la sua già superaccessoriata dimora. Ovviamente non possono essere piante dozzinali o comuni bensì piante talmente sopralerighe da sembrare finte. In pratica crea nella propria casa un orto botanico dedicato ai più inquietanti freaks del regno vegetale.

    Apre la sua collezione una raccolta di vari esemplari di Caladium che descrive come dall’aspetto di

    “pelle artificiale solcata da false vene; e, per la maggior parte, come rose da sifilidi e lebbre, tendevano carni livide, marmorizzate di roseole, damascate di erpeti; altre avevano il tono rosa vivo delle cicatrici che si rimarginano o la tinta bruna delle croste che su formano; altre erano arricciate da cauteri, sollevate da bruciature; altre ancora, mostravano epidermidi pelose, scavate da ulcere e sbalzate da cancri; alcune, infine, sembravano coperte di medicazioni, spalmate di strutto nero mercuriale, di unguenti verdi di belladonna, picchiettate di grani di polvere, dalle miche gialle della polvere di iodoformio.”

    Potrebbe essere un pezzo di Crash di Ballard e invece è la descrizione di piante d’appartamento oramai anche abbastanza diffuse nelle nostre case.


    4 thoughts on “Caladium

    1. ok, lo leggerò, mi hai convinta. anche se Ballard non mi fa impazzire…
      in cambio consiglio “la filosofia dell’arredamento” di Mario Praz, che finora è l’unico libro di “storia dell’arredamento” (e che non è neppure propriamente questo, in realtà) che io abbia mai letto. cioè, di cui almeno ho guardato le figure…

        1. ahi, devo recuperarlo in altra sede… però avanzavi un david lodge (quello con qualche descrizione di waikiki, se non sbaglio… o forse quello con interni di fabbrica?). oppure sto finendo il libro di bunker (los angeles anni ’50 e interni di galera). che dici, lo spritz si può fare lo stesso?

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