Dopo aver visto il primo episodio del film mi ero ripromesso che mai, mai, mai avrei visto il sequel di quella pacchianata vuota e noiosa erroneamente e vergognosamente chiamata “film”, ma mi è giunta voce che nel film c’era un architetto e lo spirito del dovere ha prevalso su tutto.
La trama. Eccola lì, esattamente tra il punto e la E che segue, in quello spazio vuoto e bianco ci sono le quasi due ore di nulla siderale dell’avvincentissimo intreccio.
Una storia così esile da risultare invisibile, praticamente una serie di vicende senza senso tenute insieme dallo sputo utili solo a fornire la scusa per mostrare prodotti commerciali.
Il film è un’unico, ininterrotto piano sequenza di pubblicità per niente occulte. Si va dai vestiti alle scarpe, ai gioielli, fino alle macchine, ai mobili, ai negozi take-away, alle macchine agli alberghi alle intere città (Abu Dhabi) per finire con le patatine. Una noia mortale. Perchè la pubblicità funziona quando offre una boccata d’aria a un cervello rattrappito, come le palle congelate, dalla normale programmazione televisiva. Ma qui non c’è tregua, la presenza pubbicitaria è così invasiva che ho sentito più volte il bisogno di interrompere il film con un Porta a Porta, o, addirittura con una Vita indiretta o un Don Matteo qualsiasi.
Per arrivare a vedere l’architetto del film bisogna superare la prima metà del film (mi sarete grati per questa dritta) quando un improbabilissimo figuro appare di fronte alle nostre eroine della menopausa come Lawrence d’Arabia, solo che al posto del cammello sta letteralemente in piedi su un fuori strada. Certo che se fosse arrivato con i finestrini chiusi nessuno lo calcolava, invece così, sporgendo dal tettuccio aperto, può provocare un orgasmo telepatico alla arrapata cronica del gruppo.
L’architetto, ci viene spiegato dallo schiavo indiano (ovvero il maggiordomo), è un danese e si chiama Rikard Spert (il che offre perle di ironia sottile quali “ma allora ti chiameranno tutti Richard Sperticone” seguito da sguardo da gatta morta dell’arrapata e sguardi finto scandalizzati delle altre… – ma che schifo, ho veramente visto un film del genere… non ci posso credere, e tutto perché c’era un architetto nel cast…).
In tutto il film il nostro architetto danese cavalcatore di jeep compare in quattro scene, due le ho appena descritte, la terza avviene durante un incontro con Samantha (alle prese con le solite battute volgari ispirate da un enorme cannello fallico di un narghilé) al termine del quale lo Sperticone si esibisce in un momento di alta drammaturgia in cui la sagoma del suo membro eretto guadagna il meritato primo piano, la quarta lo immortala con le chiappe al vento mentre tromba la solita arrapata stesa sul cofano dell’immancabile jeeppone da pubblicizzare.
In definitiva l’immagine dell’architetto ne esce abbastanza bene e, con quelle braghe calate, è più realistica di quanto si possa immaginare.
Io essendo di natura un bastiancontrario… non ti ho dato retta una volta: ho visto 500 giorni insieme.
Poi ho riletto la tua recensione.
Da quel giorno Rem ho capito che non devo verificare la bontà delle tue recensioni: ti credo sulla parola.
[TELEFILM OFF TOPIC]: Curiosità: ma il fatto dell’Architetto = obbligata visione, vale pure per i telefilm? Perchè allora devi aver visto anche HOW I MET YOUR MOTHER… o, in italiano “E ALLA FINE ARRIVA MAMMA”. (in cui il protagonista è un Architetto romanticone che cerca moglie)
Se l’hai visto, come lo giudichi?
secondo me quello è divertente!!
molto spensierato…tipico telefilm da ora di cena!!
Concordo pienamente XVII!
Anche se… secondo me, non è il personaggio dell’architetto che tiene in piedi il telefilm… quanto Barney Stinson. Leggen-dario.
Solo lui potrebbe tenere in piedi lo show per altre 3 stagioni + spin-off.
Questo telefilm non l’ho mai visto, anzi, non sapevo nemmeno che esistesse. Lo trasmettono da qualche parte o si trova in rete?
Per curiosità ho visto su youtube alcune scene e non pensavo che facessero ancora telefilm con le risate finte in sottofondo, a parte le fiction con protagonista Enzo Iacchetti.
Per quanto riguarda la mia attendibilità di critico cinematografico, ammetto di avere gusti particolari, tipo che ammetto anche che 500 giorni insieme possa anche piacere a qualcuno, ma per quanto riguarda Sex&the menopausa2 tutta la critica mondiale è stata unanimamente concorde: è una cacatona col rombo.
Per cui, fai bene a fidarti.
ti avevo avvertito….
sono masochista, ma vogliamo parlare del cameo di Liza Minnelli al matrimonio gay?
Mentre ballava sulle note di I’m single lady avevo paura che da un momento all’altro l’osteoporosi avanzata le provocasse la rottura contemporanea di femore-alluce-anca-spalla e clavicola.
Siamo sicuri che non si trattasse di computer grafica? Se sono riusciti a animare i dinosauri potrebbero aver fatto miracoli anche con Liza.
E comunque per fare una come Liza Minnelli non basterebbero milioni di amichette isteriche come quelle del film.
Liza RULEZ!
hi hi, sicuro non basterebbero, però se l’avessero fatta digitale sarebbe venuta senza ginocchia rotte..avete visto il giovane (digitale) Jeff Bridges in tron legacy? manco una ruga!
bellissimo post, il doppiaggio deve aver dato il colpo di grazia (chissà se era così tragica la battutona su spert)
io ne ho uno: il ventre dell’architetto, di peter greenaway. qualcuno l’ha visto?
a ester, il ventre dell’architetto ce lo ripassiamo ogni mattina prima del cappuccino, tzè
ahaha…
io l’ho scoperto solo sei mesi fa…che sbarbatella..!
occhei…
rischio la banalità, ma rilancio con lut, l’architetto de “la montagna sacra”…
complimenti, scelta sofisticata e ardita.
Hai aggiunto un nuovo film alla nostra lista di architetti al cinema.
Corriamo a vederlo.