20 centesimi di tappi per le orecchie – Uochi Toki
Idioti – (2012)
Un condominio, datato 60, 70 forse
nelle adiacenze di Bergamo
una struttura nata per disperdere calore
uno sprecare di risorse in grado di far sì che tutti gli abitanti sentano anche il più flebile rumore
finiture scelte da un geometra che lavora per lavoro
che ha ritenuto lo spendere meno la soluzione più economica
appartamenti progettati per dare una stanza, una cucina e un bagno a chi lavora
con parametri e misure che difficilmente daranno percezione comoda
voglia di passare tempo in casa, cura temporaneamente per i propri ambienti
e dentro in un cubicolo di questi troviamo Andrea e il suo inquilino
entrambi in quell’enorme limbo di categoria
intersezione tra disoccupati, lavoratori e studenti
un output personale mite, corredato da innumerevoli interessi
si passa dai dischi agli insetti, dallo stampare serigrafico all’organizzare concerti
anche se lo ricordiamo, descrivere persone per punti in elenchi usando elenchi creati al scolo scopo di puntualizzare
sarebbe giusto a spassarsela nell’era della comunicazione
e non permette poli nell’ere che verranno
e Andrea ci ospita in appartamento,
pernottiamo in tre dopo il concerto svolto nella città del sopra e sotto nota per il suo dialetto,
entriamo in casa di soppiatto in un silenzio che fa invidia a quello religioso ma che non è Dio a spingerci a tenere
sono i vicini, spiega il nostro ospite, ipersensibili alle chiacchiere di notte , alle chiusure delle porte sotto le quali lasciano biglietti anonimi
nell’ingresso, attaccati allo specchio un epistolario, una compilation di pizzini
una decina di cartini intensi trasformano in letteratura le ossessioni dei vicini,
Andrea ci spiega che hanno provato a a stare accorti e che non serve, il condominio di notte è insonne e dorme sempre a orecchie aperte
che si tratti di paura e non fastidio lo dimostra l’anonimato dei biglietti
altrimenti i condomini si presenterebbero di persona senza questo buffo abuso degli artefici retorici senza parlare di diritti e vivere civile argomenti tanto legittimi quanto iconici
e questa minima pressione abitativa vissuta da terzi mi affligge ben oltre dei quantitativi logici
perchè non riesco a vedere quel film di Polanski per intero
perchè non sopporto che con la scusa dei diritti accusa dei codici
Andrea ci dice che comunque un elemento di rottura c’è stato,
delle ragazze slave trasferitesi in un appartamento accanto
le quali ricevendo un biglietto anonimo ugualmente architettato,
quindi impugnandolo hanno bussato ad ogni porta per ritracciarne l’autore
per comunicargli con sguardo freddo e crudo che stava esagerando
il comportamento dei vicini come altri fenomeni più o meno analoghi
è una delle cause che a me creano la pressione l’ansia e il rodermi
solo che per questo io non spacco le automobili, non tiro fuori rabbia in piazza, a tavola, in faccia
è una pratica che mi affatica ma che non mi sfoga
perché per me non c’è una quantità che se raggiunta mi fa dire adesso basta
io funziono come il suolo del pianeta terra, con il dovuto tempo riesco a degradare ad assorbire tutto, anche la radioattività
il problema è l’impazienza degli esseri che mi abitano addosso
che non accettano la morte prima dell’ indefinito termine di una loro attività
in questo periodo di vicinato così inquinato e velenoso
da non farsi basta 20 centesimi di tappi per le orecchie
non guasterebbe un aumento dell’intersezione tra sistemi umani chiusi che voi chiamate in modo antico immigrazione.