Arrivare a Navelli è stato un evento fortuito e forse per questo emozionante. Invece di arrivare percorrendo la strada più rapida (quella che Pelino chiama “la Pezzopane Highway”) abbiamo seguito il vecchio percorso che sale, attraverso infiniti tornanti, sulla montagna per poi ridiscendere e trovarsi all’improvviso davanti l’inaspettata piana.
Navelli è lì, come un paese-presepe, un plastico monomaterico dal colore caldo del mattone, una fortezza ormai espugnata dalla modernità (e dalle highways).
Il paese è quasi disabitato e raggiunge il picco di presenze durante le vacanze quando gli emigrati fanno ritorno alle vecchie case familiari. Muoversi tra le vie è spettrale, sensazione aumentata da alcuni interventi della scuola di Brera che consistono in calchi di volti degli ultimi abitanti posti in punti strategici (fantasmi? numi tutelari?) e gabbie di ferro arrugginito contententi oggetti trovati fra i ruderi abbandonati.
Il percorso più interessante è quello che taglia esattamente a metà la collina secondo la retta di massima pendenza e collega la base del paese con la sommità e il belvedere. Sembra un segno tracciato a tavolino con riga e squadra. Ai lati di questo viale ripidissimo solo ruderi e scorci di vicoli ancora abitati.
La fatica di salire questa specie di scala santa è ripagata dalla vista che spazia su tutta la famosa piana.
Pare che a fine ottobre sia uno spettacolo per la fioritura dei crochi da cui si ricava lo zafferano. Ci sono turisti affezionati che vengono da tutto il momdo per questa performance dell’ambiente antropizzato.
In realtà sono sempre di meno. Ci raccontano che ora il turismo sia in prevalenza di due tipi. Il primo è quello di stranieri (prima tedeschi, poi inglesi, poi irlandesi, ora neozelandesi [?!?!?] – una sequenza che sembra seguire pari pari l’andamento della crisi economica globale). Acquistano piccoli ruderi che anno dopo anno, stanza dopo stanza, recuperano con l’idea di venirci a passare la vecchiaia da pensionati.
Il secondo è quello cinematografico legato al film Ladyhawke e al più recente The American.
Pare che torme di donne sole si aggirino per l’Abruzzo in cerca dell’emozione di camminare sugli stessi luoghi su cui George Clooney ha posato il piede. Una specie di pellegrinaggio religioso-holliwoodiano in terra d’Abruzzo.
[Le foto sono di Pippo Marino]
però il film con Clooney era penoso :)
fa niente, l’importante è che faccia da volano per l’economia turistica
:-)
Foto “spettacolose” …