Chimera

    Non mi era mai successo di appassionarmi alla descrizione di un progetto di architettura in questo modo, tanto da rimanere con la rivista in mano facendo aspettare il piatto fumante della cena.
    Divertente, ironico, piacevole, dettagliato, ben argomentato, concreto nella sua visionarietà giocosa: si tratta di Chimera, un “contro” progetto presentato dalla rivista Il Corbezzolo come risposta a un piano di project financing elaborato dal Comune di Teramo.
    Dove il Comune prevede di realizzare residenze e uffici privati per 15.000 mq, i nostri corbezzoli propongono il riuso intelligente degi edifici esistenti, dei bei capannoni industriali che farebbero la gioia di qualsiasi amante dell’archeologia industriale di Europa, come nuovo contenitore per le arti a Teramo.
    Si tratta di un progetto ispirato a casi documentati in tutta Europa e in Italia, uno spazio per accogliere le necessità di una ricca serie di quelli che sono chiamati “operatori del settore”, costretti al momento a lavorare in garage e tavernette.
    La rivista, distribuita gratuitamente e scaricabile dal sito, è un bel tentativo di parlare di temi complessi (progetto d’uso, project financing, assi culturali…) con parole semplici e chiare, con immagini divertenti e mai tecniciste, una grafica piacevole, senza però rinunciare a essere pungenti e specifici come quando affermano:

    “Non è questa piuttosto l’espressione compiuta (a regola d’arte) della vera contraddizione di questo tipo di programmazione: che gli accordi di programma o le finanze di progetto rischiano in ogni momento di legittimare (istituzionalizzare) il disegno speculativo della città, giacché a tutti è chiaro che nei centri storici l’interesse di un’area per fini sociali coincide con la sua appetibilità per interessi privati, e viceversa?

    […]

    E quello che le nostre esangui meningi ci suggeriscono (niente di nuovo) è l’invito a darsi da fare per sostenere la priorità del disegno urbano rispetto alle scorciatoie finanziarie, delle idee rispetto ai denari, perché sia il Pubblico a dettare a monte le regole per qualsiasi trasformazione, senza dover rincorrere con varianti ad hoc i desideri (peraltro, ainoi, volatili) di portatori d’interessi privati, valutando con attenzione le risorse territoriali, ambientali, ed umane di cui la comunità dispone e perseguendo la coerenza fra il proprio dire ed il proprio operare, in nome del bene comune che sempre più ci appare legato alla qualità dell’ambiente in cui abitiamo.

    Un plauso a questi volenterosi propugnatori di Chimere (il nome che è stato dato al progetto), paladini del bene comune, difensori della risorsa più importante e meno difesa – l’intelligenza – che rispondono ai nomi, che definirei stefanobenniani, di F. Smatafloni, Prof. Pasquale Ripassa, Agenore Cutramarro, Bruce Wayne, Carlos Carpa e Remo Collasse.


    10 thoughts on “Chimera

    1. Io ad esempio ho molto apprezzato il riuso degli edifici delle ex Officine Ferroviarie di Torino.
      Sono un bellissimo esempio, con la residenza e la mensa universitaria, il raddoppio delle aule del Politecnico, ma anche il museo per i 150 anni, un ristorante, un giardino segreto… davvero da vedere.
      Se passate da Torino vi consiglio di farci un salto.

      1. ciao Romins, la prossima volta che veniamo a Torino ci porti a vedere anche questi spazi di cui sappiamo pochissimo, ok?

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