In una vecchia storiella dell’ex Germania Est, un operaio viene mandato a lavorare in Siberia. Sapendo che la sua posta sarà controllata dalla censura, dice ai suoi amici:
“Concordiamo un codice: se vi scriverò usando l’inchiostro blu, vorrà dire che è tutto vero; se userò l’inchiostro rosso, vorrà dire che è tutto falso”. Dopo un mese i suoi amici ricevono la prima lettera, scritta con l’inchiostro blu: “Qui è tutto meraviglioso: i negozi sono pieni, c’è da mangiare in abbondanza, gli appartamenti sono grandi e ben riscaldati, al cinema danno film occidentali e ci sono tante belle ragazze pronte all’avventura. L’unica cosa che manca è l’inchiostro rosso”.
Non è forse questa la nostra situazione? Abbiamo tutte le libertà che vogliamo, ma ci manca l’inchiostro rosso: ci sentiamo “liberi” perché non abbiamo un linguaggio capace di esprimere la nostra mancanza di libertà.
La mancanza di inchiostro rosso signfica che i termini che usiamo oggi per indicare il conlitto – “guerra al terrore”, “democrazia e libertà”, “diritti umani” eccetera – sono falsi, che mistiicano la nostra percezione della situazione invece di aiutarci a pensarla. Voi, qui, state dando a tutti noi l’inchiostro rosso.
Slavoj Žižek, Non siamo sognatori, pubblicato su Internazionale 919, 14 ottobre 2011, p. 30.
Per l’originale, We are not dreamers, we are the awakening from a dream which is turning into a nightmare, VersoBooks.com, 10 October 2011
Ecco, mi sembra che qui, dopo Roma, non dico l’inchiostro, non abbiamo nemmeno un mozzicone di matita…
e anche se ce lo dessero non sapremmo che farcene. siamo un popolo che non impara dalla propria storia e per questo non abbiamo futuro. avanti il prossimo.
hei, stai parlando anche del tuo, del mio, del nostro futuro.
Sono d’accordo che non impariamo dalla nostra storia: iniziamo a studiarla.