Sabato si è aperta Sparta (http://www.sparta.whiteproject.net) a Pescara, “una grande operazione culturale che vuole coniugare l’arte contemporanea con l’intrattenimento”.
Per la prima volta entriamo nel Circolo Aternino ristrutturato e ripittato con le nuances di un tiramisù, tre piani che ospitano opere d’arte, videoproiezioni, un’insospettabile corte interna moquettata di verde che sono sicuro diventerà, fidatevi, il luogo più cool della Pescara estiva.
Se, come me, siete imbevuti di cultura bassa holliwoodiana, toglietevi dalla mente di venire accolti da 300 palestrati lucidi e seminudi con tartarughe anabolizzate sullo stomaco che urlano HA-OOH! HA-OOH! HA-OOH! e vi chiedono se, per caso, avete visto dei Persiani in giro.
Al contrario, inciamperete in travi assi di legno foderate di pelliccia, guarderete con la coda dell’occhio le femmine ignude che popolano i video, vi aggirerete tra le tante e valide opere esposte ma, soprattutto, sarete catturati dalla bellissima e toccante installazione d’arte concettuale allestita dalla vera scoperta e nuova stella dell’empireo artistico internazionale, Anonima Dirimpettaia. In particolare, da apprezzare, l’uso di materiali bassi e riciclati, le robe stese ad asciugare, memori di un quotidiano negletto, gli spazi interni negati/svelati dal gioco delle tende, nonchè il sapiente uso del corpo dell’artista, a volte mollemente adagiato su un divano, a volte sbirciante da un angolo, geniale cambio di prospettiva dell’opera che scruta il suo pubblico. Un’opera forte, violenta nella sua delicatezza, brutale nell’esporre la vita di un interno urbano che è anche interiorità personale, radiografia sociale, narrazione lucida degna della migliore Marina Abramovich.
un’opera live, in continuo mutamento
e detto tra noi, io alle seggiole di plastica ci tireri con un lanciarazzi, offendon lo sguardo più che gli stendini