A Shangai 2010 l’arte italiana… dell’imbroglio

    Ma è possibile che ogni qual volta si faccia qualcosa si debba ricadere nel solito sitema “gelatinoso” di famigli, intrighi, truffe, raggiri, pizze, fichi e mafiosità di ogni ordine e grado?

    L’inchiesta di Repubblica sulla  gestione del padiglione italiano a Shangai 2010 scoperchia un meccanismo a dir poco scandaloso in cui uno dei primi nomi a esser messo in evidenza è quello del progettista Giampaolo Imbrighi.

    L’architetto, come documentano gli atti dell’inchiesta sui Grandi Appalti, ha un solido legame con l’ex presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici Angelo Balducci (arrestato in febbraio per corruzione) ed è stato responsabile del progetto della piscina di Valco San Paolo per i Mondiali di Nuoto di Roma del 2008 (opera mai inaugurata e a tutt’oggi sotto sequestro). Di più: il suo nome è nella lista dei beneficiati dal costruttore Diego Anemone e la sua firma compare nella perizia tecnica che, a Firenze, riconosce alla Btp di Riccardo Fusi, costruttore nella tasca di Denis Verdini (e come lui indagato per corruzione), 34 milioni di euro di indennizzo per l’esclusione dall’appalto della scuola dei Marescialli. Per Shanghai viene nominata responsabile tecnico del progetto un architetto di 26 anni, Valentina Romano, figlia del capo del Cerimoniale del Quirinale.

    Il resto è tutto da leggere.

    Carlo Bonini e Giampaolo Visetti, Expo Shanghai, affari e favori
    per i Signori degli appalti, 03 dicembre 2010, Repubblica.it


    7 thoughts on “A Shangai 2010 l’arte italiana… dell’imbroglio

    1. All’inizio dell’Expo avevo provato a cercare chi fosse Imbrighi su Google e per l’architetto che ci avrebbe rappresentato a Shanghai c’era poco più che la pagina accademica. Lasciamo perdere la presenza su Europaconcorsi solo per il padiglione.
      Ma il silenzio di Google?
      C’è sintomo più allarmante?
      Poi l’articolo è un po’ tardivo, no?
      Prima la vacanza in Cina e poi le critiche?
      Pensarci prima?

      1. ho sempre più spesso l’idea che chi fa, e fa tanto in tanti affari, su google non ci finisce mai. Primo perchè non è certo la visibilità che cerchi, quelli che contano già ti conoscono, e poi perchè meno si sa in giro e meno si devono dare spiegazioni.
        Per quanto riguarda l’articolo, forse hanno aspettato che finisse l’Expo, non sia mai che l’immagine adamantina dell’italia ne uscisse ammaccata…

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